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giovedì 9 maggio 2013

VANGELO DELLA DOMENICA - VII SETTIMANA DI PASQUA - ASCENSIONE DEL SIGNORE - 12 maggio 2013


"IN COMPAGNIA DEL VANGELO - meditazioni per la testimonianza." 

Lc 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.


 
Meditazione

Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS, vol.6, n° 10
                       «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»
        Il ritorno di Cristo da suo Padre è nello stesso tempo fonte di tristezza, perché implica la sua assenza, e fonte di gioia, perché implica la sua presenza. Dalla dottrina della sua Risurrezione e della sua Ascensione, sgorgano questi paradossi cristiani sovente accennati nella Scrittura, che cioè ci affliggiamo senza pure cessare di rallegrarci : « gente che non ha nulla e invece possediamo tutto ! » (2 Cor 6,10).
        Questa è, in verità, la nostra condizione presente : abbiamo perso Cristo e l'abbiamo trovato ; non lo vediamo eppure lo discerniamo. Abbracciamo (baciamo ?) i suoi piedi (Mt 28,9), eppure ci dice : « Non mi trattenere » (Gv 20,17). Come ? È perché abbiamo perso la percezione sensibile e cosciente della sua persona ; non possiamo guardarlo, sentirlo, conversare con lui, seguirlo di luogo in luogo ; eppure godiamo spiritualmente, immaterialmente, interiormente, mentalmente e realmente della sua vista e del suo possesso ; un possesso più reale e più presente di quello di cui godevano gli apostoli nei giorni della sua carne, proprio perché essa è spirituale, proprio perché essa è invisibile.
        Sappiamo che in questo mondo, quanto più vicina è una cosa, tanto meno la possiamo percepire e comprendere. Cristo è venuto così vicino a noi nella Chiesa cristiana, se posso dire così, che non possiamo fissare lo sguardo su di lui o distinguerlo. Egli entra dentro di noi, e prende possesso dell'eredità che si è acquistata. Non si presenta a noi ; ci prende con lui. Fa di noi le sue membra... Non lo vediamo ; conosciamo la sua presenza soltanto mediante la fede, perché egli è al di sopra di noi e in noi. Per cui siamo nella tristezza perché non siamo coscienti della sua presenza..., e ci rallegriamo perché sappiamo che lo possediamo : « Voi lo amate, pur senza averlo visto ; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime » (1 Pt 1,8-9).

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