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mercoledì 30 maggio 2012

VANGELO DI DOMENICA SS. TRINITA' - 03 giugno 2012

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 28,16-20.
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
 

Meditazione
San Basilio (circa 330-379), monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della ChiesaOmelia sulla fede, 1-3

  « Dacci di professare la vera fede riconoscendo la gloria dell'eterna Trinità » (colletta)
 
        L'anima che ama Dio non è mai sazia, ma è arduo parlare di Dio: il nostro spirito è ben lontano da sì grande cosa...Più si cresce nella conoscenza di Dio, più si sente profondamente la propria impotenza. Così era Abramo, così anche Mosé: quando potevano vedere Dio, almeno per quanto è possibile all'uomo, l'uno come l'altro si faceva il più piccolo di tutti; Abramo si definiva «polvere e cenere», e Mosé si diceva «impacciato di bocca e di lingua» (Gn 18,27; Es 4,11). Constatava infatti la debolezza della sua lingua nel tradurre la grandezza di Colui che il suo spirito possedeva. Parliamo di Dio non per quello che egli è, ma per quanto possiamo comprenderlo.        Quanto a te, se vuoi dire o ascoltare qualcosa di Dio, lascia la tua natura fisica, lascia i sensi del corpo... Eleva il tuo spirito sopra il creato, contempla la natura divina: è là, immutabile, indivisa, luce inaccessibile, gloria eclatante, bontà desiderabile, bellezza ineguagliabile da cui l'anima è colpita, ma che non può tradurre in parole adeguate.
        Là è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ... Il Padre è il principio di tutto, la causa dell'essere di ciò che è, la radice dei viventi. E' colui da cui sgorgano la Sorgente della vita, la Sapienza, la Potenza, l'Immagine perfettamente simile al Dio invisibile: il Figlio generato dal Padre, Verbo vivente, che è Dio, e rivolto verso il Padre (1Cor 1,24; Eb 1,3; Gv 1,1). Da questo nome di Figlio, comprendiamo che egli condivide la stessa natura: non è creato da un comando, anzi brilla senza posa a cominciare dalla sostanza, unito al Padre dall'eternità, uguale a lui in bontà, uguale in potenza, e ne condivide la gloria... E quando la nostra intelligenza sarà stata purificata dalle passioni terrestri  e avrà lasciato da parte ogni creatura sensibile, come un pesce che dagli abissi emerge in superficie, ritornata alla purezza della creazione, ella vedrà lo Spirito Santo là dov'è il Figlio e dov'è il Padre. Lo Spirito, essendo della stessa essenza secondo la natura, possiede anche lui tutti i beni: bontà, rettitudine, santità, vita... Come bruciare è collegato al fuoco e risplendere alla luce, così non si può togliere allo Spirito Santo il santificare o far vivere, e altrettanto la bontà e la rettitudine.

mercoledì 23 maggio 2012

IN COMPAGNIA DEL VANGELO - meditazioni per la testimonianza

VANGELO DI DOMENICA DI PENTECOSTE - 27 maggio 2012

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,26-27.16,12-15.
Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;
e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà. 


Meditazione
Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le Eresie, III, 17, 2 : SC 211

  « Pregherò il Padre e vi darà un altro Consolatore che resterà per sempre con voi »
 
        Quando il Signore dava ai suoi discepoli il potere di far rinascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo» (Mt 28,19). Infatti, aveva promesso per mezzo dei profeti di effondere lo Spirito negli ultimi tempi sui suoi servi e le sue serve, affinché essi profetizzino (Gl 3,1) ... Così nostro Signore ha promesso alla samaritana «un'acqua viva», «perché ella non abbia più sete», e non sia più costretta a bere un'acqua attinta con fatica ma abbia in se stessa un'acqua «che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,10-14). Si tratta di poter bere ciò che il Signore ha ricevuto lui stesso dal Padre, e che dona a sua volta a coloro che dimorano in lui, mandando lo Spirito Santo su tutta la terra...        Gedeone aveva profetizzato che su tutta la terra si sarebbe sparsa la rugiada, che è lo Spirito di Dio (Gdc 6,36-40). E' proprio questo Spirito che era sceso sul Signore: «spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore» (Is 11,2-3). A sua volta, il Signore ha dato questo Spirito alla Chiesa, inviando dai cieli il Consolatore su tutta la terra – là dove «Satana era precipitato come la folgore», secondo la parola del Signore (Lc 10,18). Ecco perché questa rugiada ci è necessaria perché non siamo sfiniti e resi sterili e perché là dove abbiamo un Accusatore (Ap 12,10), abbiamo anche un Consolatore.
        Poiché il Signore ha affidato allo Spirito Santo l'uomo, il suo bene, che era caduto nelle mani dei briganti (Lc 10,30). Il Signore «ha avuto compassione di lui, gli ha fasciato le ferite»; ha dato «due denari» (v. 35) con l'immagine del re affinché, dopo aver ricevuto dallo Spirito «l'immagine e l'iscrizione» (Lc 20,23) del Padre e del Figlio, facessimo fruttare questo denaro che ci è stato affidato e lo restituissimo al Signore moltiplicato (cf Mt 25,14s).

mercoledì 16 maggio 2012

"IN COMPAGNIA DEL VANGELO - meditazioni per la testimonianza." VANGELO DI DOMENICA 20/12/2012



VANGELO DI DOMENICA 20 maggio 2012
 
 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 16,15-20.
Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.


Meditazione del giorno
Giovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo
Discorso  20, 3° per l'Ascensione

      «Per andare dove vado io, voi conoscete la via» 
«Il Signore Gesù, dopo aver loro parlato, fu assunto in cielo»... Le membra del corpo di Cristo devono seguire il capo, la testa, che oggi è salito al cielo. Ci ha preceduti, per prepararci un posto (Gv 14,2), a noi che lo seguiamo, in modo che possiamo dire con la fidanzata del Cantico dei Cantici: «Attirami dietro a te,» (1,4)...       Vogliamo seguirlo? Dobbiamo anche considerare la via che ci ha mostrato durante i trentatre anni: via di povertà, di spogliazione, talvolta molto dure. Dobbiamo seguire assolutamente la stessa via se vogliamo giungere, con lui, nel più alto dei cieli. Quando anche fossero morti tutti i maestri e tutti i libri bruciati, troveremmo sempre, nella sua vita santa, l'insegnamento sufficiente, poiché è lui stesso che è la via e non un altro (Gv 14,6). Seguiamolo dunque.
        Come la calamita attira il ferro, così Cristo amabile attira a sé tutti i cuori che ha toccati. Il ferro toccato dalla forza della calamita è sollevato in modo che non avverrebbe normalmente, si solleva seguendola, anche se è contro la sua natura. Non si ferma fino a che non si è sollevato. Così coloro che sono toccati in fondo al cuore da Cristo non sentono più gioia né sofferenza. Sono elevati al di là di se stessi fino a lui...
        Quando non si è toccati, non è colpa di Dio. Dio tocca, spinge, si fa presente e desidera in egual modo tutti gli uomini, vuole in egual modo tutti gli uomini, ma la sua azione, la sua presenza ed i suoi doni sono ricevuti e accolti in modi molto diversi.... Noi amiamo e cerchiamo altre cose piuttosto che lui, ecco perché i doni che Dio offre senza sosta ad ogni uomo restano a volte inutilizzati... Possiamo uscire da questo stato d'animo solo con zelo coraggioso e deciso e con una preghiera sincera, interiore e perseverante.

mercoledì 9 maggio 2012

«Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto» - VANGELO DEL GIORNO 09/05/12


Inauguriamo una nuova rubrica settimanale "Il Vangelo del Giorno" con un illustre spunto riflessivo.

Mercoledì 09 maggio 2012

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,1-8.

Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.


Meditazione del giorno
San Cirillo d'Alessandria (380-444), vescovo e dottore della Chiesa
Commento al Vangelo di Giovanni, 10, 2
      
      «Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto»

      Il Signore dice ... che è lui stesso la vigna, per insegnarci a restare legati al suo amore e mostrarci quanti vantaggi abbiamo dall'unione con lui. Paragona ai tralci coloro che gli sono uniti, conformati a lui in qualche modo e fissati in lui: sono già «partecipi della sua natura» (2Pt 1,4) per il fatto che hanno ricevuto in dono lo Spirito Santo. Poiché ciò che ci unisce a Cristo Salvatore è il suo Spirito Santo...
     Infatti, abbiamo ricevuto la nuova nascita da lui e in lui, nello Spirito, in vista di portare frutti di vita; non della vita vecchia e superata, ma della vita rinnovata dalla fede e dall'amore per lui. Rimaniamo così, innestati in qualche modo in Cristo, legati costi quel che costi al sacro comandamento che ci è stato dato. Sforziamoci di custodire i benefici di tale nobiltà, cioè di non permettere in alcun modo di «contristare lo Spirito Santo» (Ef 4,30) che abita in noi, e per mezzo del quale sappiamo che Dio dimora in noi...
     Nello stesso modo che la radice della vigna dà e distribuisce ai tralci la sua qualità naturale e ciò che gli è proprio, così il Verbo, unigenito Figlio del Padre, dà ai santi una ... parentela con la sua natura dando loro lo Spirito, soprattutto a coloro che gli sono uniti con la fede e una santità perfetta. Li nutre e fa crescere il loro fervore; sviluppa in essi la capacità delle virtù e di ogni bontà.


Fonte: