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venerdì 23 novembre 2012

VANGELO DELLA DOMENICA - 25 novembre 2012


"IN COMPAGNIA DEL VANGELO - meditazioni per la testimonianza." 

Vangelo Gv 18,33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Meditazione
Santa Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Il Cammino di perfezione, 22

                                      « Il mio regno non è di questo mondo »

        Sei re per l'eternità, o mio Dio... Quando diciamo nel Credo che « il tuo regno non avrà fine », è raro che il mio cuore non ne provi una gioia tutta particolare. Ti lodo, Signore, ti benedico per sempre ! Infine, il tuo regno durerà in eterno. Non tollerare, Maestro mio, che quando ti si rivolge la parola, si creda che sia permesso di farlo solo con le labbra... È chiaro che non si avvicina un principe con la stessa naturalezza che si avrebbe con un paesano, o con delle povere donne come noi, con cui è sempre lecito discorrere senza complimenti.
        Nella mia semplicità, non so come parlare a quel divino Re. Ma la sua umiltà è così grande che egli non manca di ascoltarmi e mi permette di avvicinarmi a lui. Non mi respingono neanche i suoi custodi, poiché gli angeli che lo circondano conoscono i gusti del loro Re : sanno che la semplicità di un piccolo pastore, totalmente umile, che direbbe di più se potesse, il Re l'apprezza più di tutti i ragionamenti scelti dei più dotti e dei più sapienti, quando manca loro l'umiltà.
        Tuttavia, se il nostro Re è buono, questo non è un buon motivo per noi per essere scortesi. E se fosse anche solamente per ringraziarlo che si degna di sopportare accanto a lui una persona ripugnante come me, è giusto che faccia di tutto per riconoscere la sua nobiltà e la sua grandezza. In verità, basta avvicinarsi a lui per esserne istruite... Se, figlie mie, avvicinandovi a lui, riflettete e vi domandate con chi state per parlare, o con chi già state parlando, mille vite come le nostre non basterebbero per concepire quanti riguardi merita un tale Signore, davanti al quale gli angeli tremano, lui che comanda a tutto, che può tutto e per il quale volere è fare. E' giusto, figlie mie, che ci rallegriamo della grandezza del nostro Sposo, che comprendiamo di chi siamo spose e quindi come deve essere santa la nostra vita.

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